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OSSERVATORIO POETICO 2018

Testi di Aldo Galeazzi e Maristella Diotiaiuti

quaderni d'artista di Andrea Conti

foto di Ivo Almilamaro e Sascha Chimenti

Libera tutti!

coreografie Elena Giannotti

LIBERA TUTTI 

di Maristella Diotiaiuti

 

Ho davanti a me una creatura /  ti indico quello che ho visto o solo inteso /con la mano ti indico l’altro / il non detto il troppo conosciuto /  perché ho tra le dita  parole come grano tenero / esperienza di narrazione liquida / con quella creatura davanti a me priva di pelle / un’immensa creatura di corpi immensi / immersi in un denso respiro di acque e di sangue / questo essere strano che giace / e non sa perché trema / questo essere che fluttua con le sue oscurità / perso in uno stordimento che sembra un equilibrio / ho davanti a me un mare che ripete le sue onde / e sparge confidenze energie e sgomento / non c’è tempo se il tempo irrompe / pulsa qualcosa un’urgenza tra le ginocchia e i polsi / la bellezza come minaccia / la vostra grazia un dolore / un disegno di purezza fragile  

e mi perdo

riapro il taccuino – cancello – la bellezza è pericolosamente retorica / se ho bisogno di parole già logore… ma quella creatura ha l’aria solenne / incrinata da un vecchio sogno / voler stare nelle cose del mondo / è un paesaggio già nitido dalle distanze  /  e allora eccola passare l’onda rotonda e intensa /  si apre su di noi dagli abissi / e allora eccola la oscura elettrica onda / il respiro oceanico / il respiro del mondo / la primordiale sensazione assordante accecante / accade possente enorme corpo l’increspatura / e il dolce bisbigliare della creatura / quel suono incredibile un’onda immensa / un colossale fiotto d’acqua   a spumeggiare / un colossale arco di carne e ancora carne in viaggio / in noi senza fiato a pochi metri da noi / e poi  eccola passare l’onda rotonda e intensa / che si apre su di noi dagli abissi / e poi eccola  perdersi completamente / e poi come carezza di acque e di immensità / la oscura elettrica onda si srotola come ricco tappeto/ uno stormire di richiami / un tremito nelle lenzuola gonfie / e fa lo stesso rumore questo cerchio d’acqua e il cuore che scoppia /

e da qui comincia la storia / incrinata da un vecchio sogno / voler stare nelle cose del mondo / con l’acqua che scorre / con le nuvole che scompaiono / con il vento che asciuga / con i mesi che scivolano /  con i giorni che si sommano / con la notte che addormenta / con la pioggia che pulisce / con le nuove foglie morte / con le nuove foglie verdi / con le strade gli incroci gli spazi gli orizzonti finiti  /  con il tempo… con il tempo… con il tempo 

e mi perdo ancora

cerco nel verso il segnale convenuto / il breve istante in cui tutto si ricompone / l’origine del sogno / gli angoli del tempo /  l’inciampo nella polvere tutti i naufragi / tutta la vita che si è data / e quei sorrisi che seminano sorrisi /  e il volo alto della libertà   

e così chiudo il taccuino e le parole

perché agli occhi sono perse, le presento.

Foto di Ivo Almilamaro
Foto di Ivo Almilamaro
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Stabile di Lì

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di Aldo Galeazzi

 

Marta Marta Sara Annamaria Lucrezia Stefano Nicola

 

 

I° fase:

ingressi, posizionamenti, circostanze. Forma? Cittadinanza?

 

II° fase:

figure caratterizzate, minime interazioni, grandi interazioni, emanazione di suoni nella negazione della comunicazione.

 

III° fase:

costumi, simmetrie, piccole sclerotizzazioni di movimenti e piccoli stop. Prime relazioni duali diacroniche, piccole invasione nel pubblico, interazioni e coinvolgimento fisico.

 

IV° fase:

musica, piccole marionette ironiche imitano danze tradizionali/popolari, grottescamente. Musica interrotta, si torna alle figure un po’ fissoidi dell’inizio.

 

(dove non può la poetica agisce la cronaca)

 

Assolo di Sara che ride e esagera, la segue Nicola, si ride, Marta isolata ride, gli altri in gruppo, seri.

 

V° fase:

figura di gruppo, contatto fisico importante, Sara ha una mela in bocca. Appoggi di mani, figure d’offerta, figure liturgiche, bassa marea, poi distacco: 5 muovono il sé, 2 semi immobili. I 5 cercano corrispondenze ed echi, le 2 somigliano a Cristo e a Eva. Marta Sacro Cuore.

 

VI° fase:

Nuovi costumi, nuovi volti, nuove maschere. Sara + Stefano, gli altri sparsi nel bosco, (Stefano ha la maschera del Lupo delle fiabe). Annamaria in piedi sul panchetto del pianista, mano alzata, inizia a leggere un discorso in una lingua armoniosa ma incomprensibile. SacroCuore prega furiosamente. Lucrezia si marginalizza, (canta). Marta + Annamaria + Nicola centrali e mobili. SacroCuore prega ora nell’orecchio di Sascha*, (*operatore telecamera). Stefano è uscito e spia da fuori. Cominciano tutti a uscire, no si rientra. Coinvolgimento del pubblico.Ho appena ballato.

 

VII° fase:

non so più che fase sia. SacroCuore ha rapito uno del pubblico e ci metterà un po’ a tornare.

L’opera si compie.

Foto di Ivo Almilamaro

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Di Maristella Diotiaiuti

 

Dentro questo teatro buio grembo ho corpi da guardare

per gettare su un foglio di carta un pretesto vedo passare

davanti a me questi destini improvvisi aperti come frutti 

le due cose, le tre cose, le quattro cose

succedono sempre lo stesso giorno

i due sogni, i  tre sogni, i quattro sogni

esplodono in un solo istante

tanti giorni in cui le chimere sono solo chimere

dove la vita è soltanto la vita

la vita-chimera esulta

la vita tutta piena di storie la mia e quella degli altri

è la sola vera vita e la giovane donna bisbiglia con la mano

alla bocca tutti si guardano stupiti voltando le spalle

per non vedere il gioco che esplode e lui proteso oltre la finestra 

per distinguere nella notte i contorni che si cancellano

poi si volta maglie cappelli radiolina l’ordinario repertorio 

siediti con noi dice e viene a cercarci e complici mentre

la notte perde tempo e si attarda 

ma doveva pur accadere se i destini abitano i destini

e si lasciano inondare di storie tracce parole annodate

indossano destini come abiti presi a prestito

e tutta la mia vita scorre nelle loro vene

e tutta la loro vita scorre nelle mie vene

e scorrono tutte le vite possibili tra tenerezza e ferocia

avanzano sulla pelle le piogge degli anni e ascoltano

i venti dei vicoli dei bivi delle ombre che assorbono i sorrisi

e hanno labbra fredde che non assolvono e sulla strada

ritorta perdono una risposta e doveva pur accadere 

se adesso davanti a me lo spettacolo della vita smentisce

qui dentro a un teatro affollato

dentro una città di mare schiumoso

dentro una notte zattera senza approdo

e traiettorie di pianeti e ammassi stellari e buchi neri

come occhi e pulsare di galassie e intuizioni di mondi

doveva pur accadere quest’unico destino che si scioglie

tra le dita e allora vorrei poggiare sul petto le parole

come pietre sul petto del poeta e dimenticarmene.

FRAGILI SGUARDI

coreografie Chelo Zoppi

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FRAGILI SGUARDI

di Aldo Galeazzi

 

 

5 esseri viventi sperimentano il passo incoerente, la possibilità di un cammino e le sue direzioni e i modi in cui si può percorrerlo (il sentiero, i sentieri interrotti – Holzwege  di Heidegger). La consapevolezza rende il passo disinvolto – la velocità influenza il gesto, da cui la domanda se la velocità può in qualche modo influenzare il piano della consapevolezza. Il gruppo di danzatrici demolisce all’istante il concetto di competizione, il gesto è anti-agonistico, la danzatrice si pone come antagonista del sistema del moto conosciuto, anticonformista che non è anti classico. Il corpo politico della danzatrice incarna il ruolo proprio antagonista, qualsiasi sia la propria insindacabile scelta estetica se consapevole. Tensione di gruppo. La società interna alle danzatrici tiene insieme il tessuto affettivo, il singolo devia dalla linea comune ma il gruppo lo sostiene comunque accettandone le ridondanze al proprio interno, così da sviluppare ricchezza dalla molteplicità, dalla diversità, tutto diventa patrimonio comune. L’andare a tempo su una musica elaborata, sporcata, di un gruppo musicale famoso, evidenzia una certa corruzione, una perversione del gesto che non è più personale ma cooptato dal gergo mainstream che immediatamente ne evidenzia la portata conformista. Anche se, in tutto questo, emergono squarci di inconscio collettivo altrettanto interessanti. Poi la rappresentazione si riappropria di una certa soggettività, lo spazio che le danzatrici occupano è di per sé il linguaggio con cui si interroga l’universo circostante e, come si può, si cercano risposte. Grandi energie si liberano nello scontro, nel conflitto, generatori di tensioni ma qualsiasi posizione si assuma, la consapevolezza di comunità ha la capacità di riassorbire tutto e restituirlo trasformato in conquista collettiva. Buio.

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EVERYTHING IS OK

Coreografie Marco D'agostin

EVERYTHING IS OK

Andrea conti

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EVERYTHING IS OK

Aldo Galeazzi

 

Prova di esternazione, di sopportazione.

Radio Human International.

 

Virus parole, aveva ragione William S. Burroughs?

Corpo forte, fortezza, torre di Babilonia, biblioteca d’Alessandria.

 

La parola disinnesca il gesto della bocca, delle labbra, della lingua. Il resto del corpo complice del non parlare il suono vocale.

 

Tutto molto razionale, relativo, rappresentativo; gambe libere, braccia didascaliche. Hanno una coscienza privata?

 

Nella simultaneità dei racconti mi perdo in ogni filo. Io, pubblico, divento un acquilone, (spero) mi tenga o volo via?

 

Immaginario terreno, materialista, televisivo. Più quotidiano che stereotipato, un quotidiano di circostanza, né privato né totalmente pubblico, personale, forse un po’ banale come tutti.

 

Poesia finale,

poesia insetto

abbandono del terrestre.

 

Titolo alternativo: ABBIAMO TRASMESSO, ABBIAMO TRASMESSO?

HEAVY METAL

coreografie Company Blu

HEAVY METAL

Andrea Conti

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