OSSERVATORIO POETICO per RACCONTI DI ALTRE DANZE 2017
OPERE DI ANDREA CONTI
SCRITTI DI ALDO GALEAZZI E MARISTELLA DIOTIAIUTI
FOTO DI SASCHA CHIMENTI, DIEGO SARTORIO, VALENTINA LA SALVIA, ALDO GALEAZZI,VIOLA MORGANTI
TUTTUNO
DI SARA SGUOTTI E NICOLA CISTERNINO
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DELL'INTIMO E DEL FUGACE
DI CHELO ZOPPI
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Elena, Raphael, Mia, Penelope. Mercoledì 26 aprile 2017.
DAY1.
Lavori in corso.
Lavoro, lavorio,
geometrie del fare quotidiano
caricature sociali spaventose
grottesche
meccanismi.
Replicanti, creature
agglomerati
allegoria di una natura meccanizzata.
Non si concede nessun appiglio sentimentale
o consolatorio.
Bambine rigorose nel loro fare.
Intenzioni telepatiche.
Tentativi d’esistenza.
(deserti di silicio)
L’uomo meccanico?
Simulazione di molteplicità d’impiego d’esistenza.
DAY2.
27.04.2017.
Squadra, scacchiera.
Pezzi, pedoni.
Squadriglia.
Posizionamenti.
Stormo.
Idea dello stormo: lo stormo è un insieme coordinato di soggetti indipendenti.
Nello stormo si percepisce l’altro come se stesso.
Disinteresse per una nuova identità/entità ma solo per lo spazio che impegna, che occupa, che potrebbe occupare appena accessibile.
Telepaticamente.
E’ una connessione (telepatia) che mette in contatto con l’io profondo, dove siamo tutti uno.
Tutto uno compreso tutto.
Uno. Stormo.
Uno. Tutto. Spazio. Passo. Gesto. Traccia.
Danza.
Aldo Galeazzi.

RECENT WORKS
Elena, Raphael, Mia, Penelope. Mercoledì 26 aprile 2017.
DAY1.
Lavori in corso.
Lavoro, lavorio,
geometrie del fare quotidiano
caricature sociali spaventose
grottesche
meccanismi.
Replicanti, creature
agglomerati
allegoria di una natura meccanizzata.
Non si concede nessun appiglio sentimentale
o consolatorio.
Bambine rigorose nel loro fare.
Intenzioni telepatiche.
Tentativi d’esistenza.
(deserti di silicio)
L’uomo meccanico?
Simulazione di molteplicità d’impiego d’esistenza.
DAY2.
27.04.2017.
Squadra, scacchiera.
Pezzi, pedoni.
Squadriglia.
Posizionamenti.
Stormo.
Idea dello stormo: lo stormo è un insieme coordinato di soggetti indipendenti.
Nello stormo si percepisce l’altro come se stesso.
Disinteresse per una nuova identità/entità ma solo per lo spazio che impegna, che occupa, che potrebbe occupare appena accessibile.
Telepaticamente.
E’ una connessione (telepatia) che mette in contatto con l’io profondo, dove siamo tutti uno.
Tutto uno compreso tutto.
Uno. Stormo.
Uno. Tutto. Spazio. Passo. Gesto. Traccia.
Danza.
Aldo Galeazzi

TUTTUNO
Sara, Nicola. Sabato11 marzo 2017.
Nucleo, corpi, organismo sensibile, pudico, timido, autosufficiente.
Immaginario primordiale, ermafrodita nel giardino dell’Eden, fusione di mitologie.
Il cammino serve sempre per una separazione?
Ci si separa (isola) da tutti/tutto, poi da se stessi (io), per tornare in Noi.
Presa di coscienza, consapevolezza di individualità.
Immaginazioni personali: si crede di avere scapole come ali per poter volare da soli.
Poi il “balletto” delle relazioni sociali, le regole della storia che si prendono per buone.
Più crescono le esperienze più decresce la titolarità del proprio corpo.
Viene meno la confidenza del proprio corpo/bambino.
Torneremo nudi? Talmente nudi che non esisteremo più? Come sentiremo? Cosa?
Non sentiremo niente.
Loro sono felici? Sembra di sì.
Infine la confidenza sembra una posa. Le pose della confidenza.
Ancora l’abitudine maestra di rapporti, l’abitudine fornisce coordinate per stare (esistere), dove?
Dove sembra più comodo vivere, dove si crede di avere un vantaggio, una responsabilità in meno.
22 marzo 2017.
Poi si è anche non attori e si ride del gioco del corpo, dei corpi, dei movimenti e degli atti; il gesto sbagliato che infrange la coreografia muove al riso e il gioco per fortuna continua.
La prova.
La prova di danza.
Quando il movimento, ripetuto incessantemente, è perfetto?
Il movimento è sempre giusto (vero) è sempre sbagliato (artefatto).
SPETTACOLO
I° Nudi. Nascita dell’universo, espansione, territorio, comunità, separazione.
II° Affiorano le “figure” del tango, del valzer,del balletto classico, cronistoria della danza popolare, evoluzione e storia sociale.
III° Unisono/uniformarsi. Si prendono rischi anni ’80, edonistici (atletismo).
Gesto un po’ indotto, televisivo, registrato.
(Nota a margine: tendenzialmente il ballerino non parla).
IV° Dialogo ripetuto sempre più veloce, cuore di ciò che vogliono dire, prendere e respingere.
V° Mani. Solo le mani a ripetere l’intero ciclo dello spettacolo, dei gesti, della danza.
Minimizzare per massimizzare il dettaglio.
Tagli di luce, musica sfuma (c’era una musica che era forse un altro modo di fare silenzio).
Per chi è la musica?
Loro impongono il loro ritmo nei nostri sguardi, nelle nostre teste.
Il pubblico:
Buio, sospensione, applausi.
Applausi.
Piccola pausa.
Applausi.
Fine. Aldo Galeazzi.

PAROLE IN SIMULTANEA – WARPED SURFACE
E poi ti ho visto
solo alla ribalta
io dalla penultima fila
ordinato nella tua ordinarietà
flessibile sotto quella voce
che ti investe dall’alto
manto di velo metallico
ti vedo docile sotto quei comandi
hai una maschera sul volto
e sembri smarrito
lei dietro di me ride
lei non ha cuore
e non sente il momento solenne
già da lungo tempo
nessuno ti vede più
ma proprio oggi ti senti solo
dove ti ho incontrato per la prima volta?
piccolo ragazzo che voleva
superare gli abissi e i confini
ma le parole continuano a stillarti
nella mente goccia a goccia
eppure abbiamo un destino comune
accerchiare la notte
e fiutare la vita
il pulsare segreto delle cose
il brivido imperioso della libertà
poi le cose accadono
e accade di dover assecondare una mano
e far coincidere dita a dita
palmo a palmo
giuntura a giuntura
muscolo a muscolo
ossa ad ossa
rannicchiarti preciso e solerte
nelle forme del mondo
nelle pozzanghere prive di profondità
delle strade metropolitane
negli uffici neri delle periferie del cuore
nei container di porti chiusi all’approdo
negli orologi inceppati di vite
scadute in attesa di treni improbabili
devi piegare tutte le ossa proprio tutte
sentirne la tensione le resistenze
l’urlo insensato di un crac
e fingere di non provare dolore
essere fiero di incastrarsi di sovrapporsi
e lei ride, ride dietro di me
a piccoli scoppi indecisi
di te che cerchi di stupire ancora
accelerare il ritmo
precedere il comando
prima del comando
prevederlo in folle intuizione
lei ride, tutta presa a sua insaputa
a modellare il suo riso a quella voce
filo orizzontale di metallo strisciante
perché anche questo vorrei spiegare
la purezza dell’errore, dello scarto
dell’imprecisione
e ti vedo ora, ti vedo davvero
mentre lei ride ancora
ora davvero ti vedo confonderti
ingarbugliare i gesti
improvvisare piccole trasgressioni
piccoli insensati strappi al consenso
sotterranee sconnessioni
minuscole disarmonie disturbanti
impercettibili sbavature
nervature che si ricompattano
non piegare tutte le ossa
lasciare che riprendano la loro intima forma
e ti vedo scollegare i fili lentamente
candidamente da fanciullo ribelle
che non vuole più il quaderno a righe
di bella scrittura
e lei ride, ride dietro di me
e non conosce gli imperativi di ogni volta
che si va daccapo
lei ride mentre tu resti in ascolto di te
e puoi ora sentire
di tutti i fiori i petali che cadono
i segni che lascia un sorriso o una lacrima
l’incedere dell’ora che si perde
in sapori di rondini pellegrine nel sole di maggio
il cuore che si fa sempre più cuore
cosa hai potuto fare non fare
per perdere le certezze ma
sei libero dopo la libertà di essere libero
e credici ancora ti prego
inunsognounsognounirriducibilesogno
ora le tue piccole ossa
producono un rumore assordante
sei sovraesposto senza pelle vulnerabile
eppure vale la pena
per ricondurre ogni cosa all’umana misura.
Maristella Diotaiuti
RECENT WORKS
.Inafferrabili. esseri. ma.
Stanno sull’abisso dissennati.
Impensabili. ma.
Perfetta maestria. la radice.
Attira. e intrappola. lascia lucidi. più disperati.
Inscena. l’oscuro.
Prepara. la sua trama.
Tesse. intriga. la tragica essenza.
Questo è il ritmo. del mondo. dei figli più belli.
Dei sapienti. smagliati. di funesta bellezza. vulnerabili.
Sanno. che la verità. è chiara e tortuosa.
Non temono la notte. e l’inganno.
Cantori empi. di forme in-transitive. Sono. è. la nave. che traccia distanze. ciò che passa.
E non si ferma.
Dura un istante. la percezione. della pienezza.
E arrivano. in figura di naufraghi.
L’isola è pietra. diventa giardino.
Il mare. diventa giardino.
Il mare. diventa terrestre.
Un altro. intendere il tempo. fermo.
Si credono a casa. Come dire. sempre.
Come dire. mai.
Sempre. come dire.
E’ la cosa. che più somiglia a una. cosa.
Le disarticolate. armonie. in quella casa.
Della persuasione. e dell’oblio.
Né voce. né senso.
Solo. l’urlo delle creature. sacrificali.
Come trofei del demone. che sopraggiunge. imprevisto.
Compie riti. che non si possono. dire.
Volava già. sul mondo. prima di tutto.
Poi il cuore. e il passaggio. resta oscuro.
Maristella Diotaiuti